Truthwitch by Susan Dennard

Truthwitch by Susan Dennard

autore:Susan Dennard [Dennard, Susan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-02-03T12:00:00+00:00


Aeduan ci mise pochi minuti per farsi arruolare dall’imperatore Henrick, ma tutto il tempo risparmiato andò perduto nell’attesa che il suo nuovo compagno, quell’elegantone del principe Leopold, e i suoi otto Malabardieri di scorta uscissero dal palazzo.

Due ore dopo aver lasciato l’ufficio personale del Doge, lo Stregone finalmente si trovò a correre a fianco della carrozza del principe in direzione del Quartiere dello Scalo Meridionale. Il traffico era intenso. Era arrivata gente da ogni angolo di Veñaza per vedere “le rovine fumanti del palazzo del Doge”. O piuttosto, come dicevano quasi tutti, “quello che avevano combinato quei tre volte maledetti mangiafuoco dei marstoki”.

Aeduan non aveva idea di come avesse avuto origine quella voce, ma sospettava che fosse stato qualcuno a metterla in circolo. Forse una guardia di palazzo linguacciuta, o forse qualche diplomatico in fregola per una nuova guerra aveva intenzionalmente dato avvio alla diceria. In un caso o nell’altro, l’animosità verso i marstoki aveva raggiunto il livello di guardia mentre il monaco trotterellava tra le strade e i ponti di Veñaza – un pessimo inizio per il rinnovo della Tregua dei Vent’Anni – e tutto in quella situazione sembrava guidato. Pilotato. Qualcuno voleva che i marstoki fossero il nemico.

Accantonò il pensiero, riproponendosi di parlarne con suo padre.

Come accantonò il fatto che, degli otto Malabardieri al servizio di Leopold, solo il comandante respirava ancora normalmente sotto l’elmo dopo avere corso per due isolati.

E meno male che quello doveva essere un reparto scelto!

Comunque, lo stesso Aeduan si vergognò di essere esausto quando la carrozza di Leopold raggiunse sferragliando il Quartiere dello Scalo Meridionale, dove le navi militari cartorrane cigolavano agli ormeggi.

Era quasi sera, e i muscoli appena risanati dello Stregone bruciavano per lo sforzo, la pelle nuova era surriscaldata a causa della folla lungo le strade e le vecchie cicatrici avevano ripreso a sanguinare. Il che significava che anche la sua unica camicia pulita si era macchiata.

Oh, non vedeva l’ora di ottenere vendetta, con qualunque mezzo, non appena avesse rivisto quella Strega dei Fili.

Leopold scese con passo malfermo dalla carrozza nel caldo del tramonto. Indossava un abito di velluto verde acqua decisamente troppo elegante per andar per mare, e al fianco aveva uno spadino dall’elsa d’oro, più per ornamento che per altro.

Ma i soldi erano soldi, e i talleri d’argento nel nuovo forziere di Aeduan, al sicuro nella carrozza, valevano di gran lunga la pena di cuocersi al sole ad ascoltare le infinite lamentele del principe damerino.

«Cos’è questa puzza?» esclamò quello coprendosi la bocca con una mano guantata.

Quando nessuno dei Malabardieri si fece avanti per replicare – anzi, quando tutti loro si limitarono ad allontanarsi come per evitare la conversazione con il principe –, toccò a Aeduan dare la risposta.

«Questa puzza è pesce» disse in tono inespressivo.

«Insieme alle feci di quei fetenti dei dalmotti» gridò un uomo barbuto che camminava lungo il molo. Indossava la giacca verde smeraldo della marina cartorrana e, a giudicare dal mento alzato e dal codazzo di tre uomini alle sue spalle, era l’ammiraglio che Leopold avrebbe dovuto incontrare.



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